Nonostante le nuove tasse, l’elevazione delle vecchie, la lotta all’evasione, la restrizione alla circolazione del contante, l’allungamento dell’età pensionabile, l’aumento delle accise sui carburanti, la svendita di beni pubblici e servizi essenziali, nonostante tutto questo il debito pubblico italiano continua a galoppare senza freni verso i 2.000 miliardi di euro.
E’ evidente che le misure prese dal governo Monti, pur condivisibili in gran parte, non sono sufficienti a fermare e invertire la corsa del debito pubblico.
E’ necessario rendersi conto che la massa più importante della spesa pubblica italiana è negli stipendi (168 miliardi) di cui 55 miliardi per gli insegnati, 35 miliardi per infermieri e dottori, 30 miliardi per dipendenti di regioni, provincie e comuni. Con livelli di servizio al cittadino insufficienti.
Non possiamo più permetterci questo tipo di servizio pubblico. Dobbiamo, ad esempio, tornare alla maestra unica (adesso sono almeno 4 o 5), istituire la mobilità totale tra gli enti pubblici (enti in esubero devo cedere personale a enti in carenza) bloccando nuove assunzioni.
E’ necessario anche che la classe politica e dirigente si comporti come “il buon padre di famiglia” dando l’esempio ponendo limiti precisi ed automatici es.: lo stipendio lordo compreso rimborsi del consigliere regionale è pari a 3 volte lo stipendio lordo dell’operaio metalmeccanico 1° livello, quello del presidente di regione 5 volte, quello del parlamentare 4 volte, ecc, qualunque pensionato anche se cumula più pensioni di qualunque tipo non può percepire più di 10 volte la pensione sociale.
400 euro di pensione al mese non è dignitoso (decine di migliaia di pensionati).
90.246 euro di pensione al mese di un consigliere Telecom è un insulto (225 volte la pensione sociale).